Page 668 - Shakespeare - Vol. 4
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ATTO IV         EN






                                                     Scena I        EN



                                            Entra il Tempo, a fare il Coro.



              TEMPO
               Io che ad alcuni piaccio, e tutti provo: gioia e terrore
               insieme a buoni e cattivi, che faccio e svelo l’errore,
               ora m’assumerò, a nome del Tempo,

               d’usare le mie ali. A me, o al mio veloce
               passaggio, non fate colpa, se sorvolo
               sedici anni, e non rivelo quanto s’è svolto
               in quest’ampio intervallo, poiché è in mio potere
               sovvertire la legge, e in un solo momento da me stesso deciso,

               impiantare e sradicare usanze. Ch’io sia
               come sono da sempre, prima che fosse l’ordine più antico,
               o quello che ora regna. Io son presente

               all’era che li instaurò; e così pure
               alle più fresche cose ora imperanti, e lo splendore
               di questo presente offuscherò, come ora fosco
               appare il mio racconto. La vostra pazienza permettendo,
               do un giro alla clessidra, e alla mia scena un tempo

               come se in mezzo aveste dormito: lasciando Leonte,
               così afflitto dai risultati di gelosie malate
               che si rinchiude al mondo, immaginate,

               gentili spettatori, ch’io sia adesso
               nella bella Boemia, e ricordate
               come menzionai un figliolo del re, che col nome
               di Florizel ora vi presento; e subito
               passo a parlare di Perdita, cresciuta in grazia

               adesso, come in ammiratori. Quel che sarà di lei
               non voglio profetare; la cronaca del Tempo
               sia nota quando accade. La figlia di un pastore,
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