Page 420 - Shakespeare - Vol. 4
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per quella compagnia di canaglie, il migliore
di tutti, il più raro tra gli uomini buoni:
seduto mestamente, ci sentì lodare la bellezza
delle nostre amanti italiane in modo tale che,
a confronto, vuoto sarebbe parso il tronfio vanto
del più esperto oratore: un’eleganza di forme tale
da far sembrare storpio il simulacro di Venere
e l’eretta Minerva, e una postura che superava
i limiti della Natura. Il carattere, poi, un campionario
di tutte le qualità che l’uomo ama nella donna,
per non dire della bellezza che, colpendo l’occhio,
fa da esca al matrimonio.
CIMBELINO
Sono sulle spine. Vieni al dunque.
IACHIMO
Ci arriverò anche troppo presto,
a meno che tu non abbia fretta di soffrire.
Postumo, da nobile innamorato
di una regale amante, colse al volo
l’opportunità e, senza disdegnare ciò
che noi incensavamo (calmo, in questo,
come la virtù), prese a delineare il ritratto
della sua signora. Disegnato dalla sua lingua
e progettato dalla sua mente, risultò tale
da rendere le nostre vanterie lodi di sguattere,
oppure noi stessi, a paragone della sua descrizione,
ubriaconi incapaci di parola.
CIMBELINO
Su, su, giungi al punto.
IACHIMO
La castità di vostra figlia: ecco il punto.
Ne parlò come se Diana avesse sogni
ardenti di lussuria e lei sola fosse fredda.
Al che io, sventurato, misi in questione