Page 410 - Shakespeare - Vol. 4
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troppo preso. Cervello e borsa, entrambi svuotati. Il primo appesantito perché
troppo leggero, l’altra alleggerita di ogni peso. Da queste contraddizioni,
sarete testé liberato. Ah, la carità di una corda da un soldo! In un batter
d’occhio regola mille conti: niente più debiti o crediti se non verso di lei. Di
ciò che è passato, in divenire o di là da venire vi sgrava. Il vostro collo,
signore, è penna, registro e pallottoliere: e la quietanza è cosa fatta.
POSTUMO
Sono più contento io di morire che tu di vivere.
PRIMO CARCERIERE
Invero, signore, chi dorme non sente il mal di denti; ma uno sul punto di
dormire il vostro sonno, e messo a letto da un boia, penso farebbe a cambio
di ruoli. Perché vedete, signore: non vi è dato sapere per quale strada
andrete.
POSTUMO
Invece lo so eccome, amico.
PRIMO CARCERIERE
Allora la vostra morte ha gli occhi nella testa. E io non l’ho mai vista così
ritratta. Dovete essere guidato da qualcuno che pretende di sapere − oppure
bisognerà che lo pretendiate voi − qualcosa che sono certo nessuno conosce.
Oppure, a vostro rischio e pericolo, dovete rinunciare a porre domande sul
dopo. E come si concluderà il vostro viaggio, credo che non tornerete qui a
raccontarcelo.
POSTUMO
E io ti dico, amico mio, che a nessuno è dato percorrere senz’occhi la strada
che sto per imboccare, se non a coloro che li tengono chiusi per non usarli.
PRIMO CARCERIERE
È proprio il colmo: avere ottimi occhi per vedere la via che conduce alla
cecità. Sono certo che l’impiccagione sia il modo migliore per chiuderli.
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