Page 388 - Shakespeare - Vol. 4
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Gli abiti di Postumo? Delle gambe conosco la forma.
Questa è la sua mano, e il suo piede alato.
E la coscia, degna di Marte, e i muscoli erculei.
Ma il suo gioviale volto? Un delitto nei cieli!
Sparito! Pisanio: possano tutte le maledizioni
che Ecuba impazzita scagliò sui greci,
e le mie con esse, fulminarti! In combutta con Cloten,
quello sfrenato diavolo, hai decollato il mio signore!
Siano d’ora in poi scrivere e leggere tradimento!
Dannato Pisanio con le sue false lettere − sì, dannato:
ché di questo vascello, il più nobile al mondo,
l’albero maestro hai abbattuto! Postumo, ahimè,
dov’è la tua testa? Dove? Misera me, dov’è finita?
Poteva colpirlo al cuore, Pisanio, e risparmiargliela!
Perché così, Pisanio? Lui e Cloten, sì: perfidia e lucro
conducono al mio dolore. Certo, è evidente! Mi ha dato
quella droga spacciandola per un prezioso cordiale:
e non mi ha invece ucciso i sensi? Questo lo conferma:
è tutta opera di Pisanio e Cloten. Oh! Colora le mie smorte
guance del tuo sangue, sì che più orrendi appariremo
a chi ci troverà! Oh, mio signore, mio signore!
[Sviene sul corpo.]
Entrano Lucio, alcuni Capitani e un Indovino.
CAPITANO
In aggiunta a queste, su vostro ordine
le legioni stanziate in Gallia hanno varcato
il mare e vi aspettano a Milford Haven
con le navi pronte all’azione.
LUCIO
Quali notizie da Roma?
CAPITANO
Il Senato ha chiamato alle armi
cittadini e nobili di tutta Italia, spiriti
volenterosi che promettono alti servigi.