Page 391 - Shakespeare - Vol. 4
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Fedele, signore.



              LUCIO
               Ed è proprio ciò che dai mostra di essere:
               il nome si addice alla tua fedeltà, e questa al tuo nome.
               Saggeresti con me la sorte? Non dico
               che avrai un padrone altrettanto buono,

               ma di sicuro non ti amerà di meno.
               Neanche una lettera dell’imperatore romano,
               speditami da un console, ti raccomanderebbe

               meglio del tuo merito. Vieni con me.


              IMOGENE

               Vi seguirò, signore. Ma prima, piaccia così agli dèi,
               nasconderò alle mosche il mio padrone,
               per quel poco che potranno scavare le mie povere dita.
               E quando avrò coperto la sua tomba di foglie ed erbe,

               e su di essa recitato cento e cento preghiere (quelle
               che so), allora, tra pianti e sospiri, lasciando il suo
               servizio vi seguirò, se volete prendermi.



              LUCIO
               Sì, mio buon ragazzo, e ti sarò più padre

               che padrone. Amici miei, questo giovane ci insegna
               i doveri di un uomo: cerchiamo il manto d’erba più bello,
               quello con più margherite, e con le nostre picche
               e partigiane scaviamo una fossa. Su, sollevatelo.
               Da te raccomandato, ragazzo, avrà la sepoltura

               che può dargli un soldato. Coraggio, asciuga gli occhi.
               Certe cadute, a volte, ci fanno risorgere più lieti.
                                                                                                      [Escono.]




                                                    Scena III         EN


                    Entrano Cimbelino, alcuni Signori, Pisanio e alcuni Gentiluomini del
                                                         seguito.
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