Page 382 - Shakespeare - Vol. 4
P. 382

da scimmie; piangere per quisquilie, pena da
               ragazzi. Che Cadwal sia fuori di senno?


                     Rientra Arvirago, reggendo fra le braccia il cadavere di Imogene.



              BELARIO
                               Guarda, ecco che arriva,
               portando in braccio la tragica causa

               di ciò per cui lo incolpavamo.



              ARVIRAGO
                               È morto l’uccellino a noi sì caro.
               Avrei preferito passare dai sedici
               ai sessant’anni, scambiando la mia
               età prestante con una stampella,

               piuttosto che vedere questo.



              GUIDERIO
                               Oh soave, dolcissimo giglio!
               Mio fratello ti indossa con metà della
               grazia con cui stavi crescendo.



              BELARIO

                               Oh, malinconia,
               chi poté mai sondare il tuo fondo,
               saggiarne la melma e trovare così
               migliore approdo alla tua fiacca chiglia?
               Benedetta creatura, soltanto Giove conosce

               l’uomo che saresti diventato; ma io so
               che di tristezza sei morto, ragazzo senza eguali.
               Come l’hai trovato?



              ARVIRAGO
                               Rigido come lo vedete,

               ma sorridente: quasi una mosca ne
               titillasse il sonno, e non il dardo della morte
               (di cui avrebbe riso). La guancia destra
               riposava su un cuscino.
   377   378   379   380   381   382   383   384   385   386   387