Page 37 - Shakespeare - Vol. 4
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PERICLE
Non dubito della tua fedeltà,
ma se in mia assenza egli facesse torto al mio libero paese?
ELICANO
Verseremo tutti insieme il sangue alla terra
dalla quale avemmo nascita ed esistenza.
PERICLE
Tiro, allora io volgo via da te i miei occhi, e a Tarso
dirigo il mio viaggio, dove aspetterò tue notizie,
e dalle tue lettere deciderò il da farsi.
La cura che ho avuto, e ho, del bene dei miei sudditi
l’affido a te, la cui saggia fermezza può reggerla.
Prenderò la tua parola in garanzia, non chiedo un giuramento:
chi non esita a mancare all’una infrangerà entrambi.
Ma noi vivremo così sicuri, ognuno nel cerchio della sua orbita 63
che il tempo non smentirà mai questa nostra verità:
tu mostri la luce 64 di un suddito, ed io sono un vero principe.
Escono.
Scena III 65 EN
Entra Taliardo da solo.
TALIARDO
Così, questa è Tiro, e questa è la corte, e qui io devo uccidere il re Pericle; e
se non lo faccio, è sicuro che al ritorno mi impiccano. È pericoloso. Be’, ora
capisco quanto era saggio e avveduto quel tale che, quando gli chiesero che
cosa avrebbe voluto dal re, disse che il suo desiderio era di non venire a
sapere nessuno dei suoi segreti. 66 Ora mi accorgo che aveva le sue ragioni,
perché se un re ordina ad uno di fare il delinquente, quello è costretto a farlo
per il contratto che ha stipulato per giuramento. Piano, ecco che arrivano i
signori di Tiro.
Entrano Elicano, Escane e altri nobili.