Page 36 - Shakespeare - Vol. 4
P. 36
che parve mia buona protettrice; e, qui giunto,
pensai all’accaduto e al possibile accadere.
Lo sapevo tiranno, e le paure dei tiranni
non diminuiscono, ma crescono più in fretta degli anni.
E se egli dovesse dubitare, come senza dubbio fa,
che io possa rivelare anche solo all’ascolto dell’aria
quanti degni principi hanno versato sangue
perché non fosse scoperto il suo letto di tenebra,
per liberarsi di quel dubbio riempirebbe questa terra d’armi,
fingendo d’aver subìto da me qualche torto.
E allora tutti per mia colpa − se così posso chiamarla −
dovrebbero patire l’assalto della guerra,
che non risparmia l’innocenza. Questo mio amore per tutti,
e tu sei uno di quelli, tu che ora mi rimproveri
per questo...
ELICANO
Ahimè, signore.
PERICLE
Mi ha tolto il sonno dagli occhi e il sangue dalle guance,
assilli nella mente, e mille dubbi,
su come io possa fermare questa tempesta prima che arrivi;
e, trovando ben poco aiuto nell’alleviarli,
ho pensato che fosse carità di principe soffrirne.
ELICANO
Bene, mio signore, poiché mi avete dato licenza di parlare,
parlerò liberamente. Antioco voi temete,
e giustamente, credo, temete il tiranno
che con aperta guerra o segreto tradimento
vuole togliervi la vita.
Perciò, mio signore, andate in viaggio per un poco,
finché non si plachi la sua furia e la sua ira,
o finché le Parche non taglino il filo della sua vita.
Affidate il vostro governo a qualcuno; se a me,
il giorno non serve la luce più fedelmente di quanto farò io.