Page 349 - Shakespeare - Vol. 4
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e mi sembrasti un farabutto, allora. Adesso,
invece, ti guardo con abbastanza favore.
Qualche sgualdrina italiana, figlia soltanto
del suo belletto, lo avrà stregato. E io, povera me,
sono già una cosa stantia, un vestito fuori moda:
troppo ricco per essere appeso al muro e dunque
da ridurre a brandelli! Oh, sono i giuramenti
degli uomini a tradire le donne! Per questo tuo inganno,
marito mio, qualsiasi viso onesto sarà d’ora in poi
per me una maschera infame, messa solo per irretire.
PISANIO
Ascoltatemi, buona signora.
IMOGENE
Gli uomini più fedeli, cui si diede fama
di falsi Enea, furono al tempo di costui
considerati traditori; e il pianto di Sinone screditò
altre lacrime sante, depredando pietà alle
miserie reali. Così tu, Postumo, cospargerai
il tuo contagio su tutti gli uomini onesti:
per questa tua grave colpa, magnanimi
e coraggiosi passeranno per ipocriti e spergiuri.
Coraggio, amico, sii leale almeno tu: metti
in atto quanto il padrone ha disposto.
E quando lo rivedrai, raccontagli un poco
della mia obbedienza. Guarda, sono io stessa
a sguainare la spada: afferrala e colpiscimi
al cuore, dimora innocente del mio amore.
Non temere, è ormai sgombro di tutto
fuorché di afflizione. Dentro non c’è più
il tuo padrone, che lo rendeva prezioso.
Esegui l’ordine, colpisci. Sarai valoroso
in più ardui cimenti, ma adesso hai l’aria
di un pusillanime.
PISANIO
Lungi da me, abietto strumento di morte!