Page 342 - Shakespeare - Vol. 4
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del giovane Cupido. Buone nuove, oh dèi!
[Legge]
«La giustizia e l’ira di tuo padre, qualora mi trovassero nei suoi domini, non
sarebbero per me così crudeli se tu, la più cara delle creature, potessi darmi
nuova vita con i tuoi occhi. Sappi che sono in Cambria, a Milford Haven. Fa’ di
questa notizia ciò che l’amore ti suggerirà. Ti augura ogni felicità colui che
rimane fedele al suo voto, amandoti sempre più
POSTUMO LEONATO.»
Oh, se avessi un destriero alato! Sentito, Pisanio?
Si trova a Milford Haven? Leggi qui e dimmi
quanto dista. Se chi ha affari di poco conto
ci impiega una settimana, forse che io
non potrei andarci in un giorno?
Dunque, fedele Pisanio, che brami quanto me
di rivedere il tuo padrone − no, non quanto me,
ma un po’ di meno. Non quanto me,
ché il mio desiderio oltrepassa l’oltre: dimmi, parla
− i consiglieri d’amore dovrebbero intasare
le orecchie fino a smorzare l’udito − quanto dista
da qui questo benedetto Milford? E dimmi anche
quale fortuna sia toccata al Galles per avere
cotale approdo! Prima di tutto, però,
come possiamo fuggire da qui? E quale scusa
trovare per il vuoto che lasceremo
tra l’andata e il ritorno? Ma prima ancora:
come arrivarci? Perché inventare scuse
prima che servano? Ne parleremo dopo.
Adesso, di grazia, dimmi: quante miglia potremmo
percorrere cavalcando un’ora?
PISANIO
Una ventina tra un sole e l’altro, signora,
sono per voi abbastanza, se non troppe.
IMOGENE
E perché? Nemmeno uno diretto al patibolo
andrebbe così lento. Ho sentito di scommesse
su cavalli che filavano più rapidi della sabbia