Page 340 - Shakespeare - Vol. 4
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farebbe vili noi britanni. E Cesare si avvedrà
che non lo siamo.
LUCIO
Parleranno i fatti.
CLOTEN
Sua Maestà vi dà il benvenuto. Concedetevi presso di noi un giorno o due di
festa, se non di più. Doveste tornare in seguito con altri intenti, ci troverete
protetti dalla nostra cinta di acqua salata. Se ce ne scaccerete, sarà vostra.
Se invece cadrete nell’impresa, a vostre spese pascerete i nostri corvi. E
questo è quanto.
LUCIO
E sia, signore.
CIMBELINO
Adesso conosco il volere del tuo signore,
e lui il mio. Altro non resta che «benvenuto».
[Escono.]
Scena II EN
Entra Pisanio, con una lettera.
PISANIO
Come? Di adulterio? E per quale ragione
non scrivi chi è il mostro che l’accusa?
Oh Leonato! Oh padrone! Quale strana infezione
ti ha insediato le orecchie! Quale infido italiano
(dalla lingua venefica quanto la mano)
ha prevalso sul tuo ingenuo sentire? Infedele?
No. È per la sua fedeltà che viene punita;
e sopporta − più come una dea, che come
una moglie − assalti tali da far capitolare più
di una virtù. Oh, mio padrone, l’anima tua è ora
più bassa della sua come lo erano prima le tue fortune.