Page 339 - Shakespeare - Vol. 4
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un tributo, eravamo liberi. L’ambizione
di Cesare, tanto gonfia da stirare quasi
i fianchi al mondo, contro ogni principio
questo giogo ci impose. Ed è un obbligo,
da popolo guerriero quale ci reputiamo,
scrollarcelo di dosso.
CLOTEN E SIGNORI
Proprio così.
CIMBELINO
Dite dunque a Cesare
che fu Mulmuzio, padre dei nostri padri,
a sancire quelle nostre leggi che in seguito
la daga di Cesare scempiò.
E che ristabilirle, grazie al potere di cui
disponiamo, sarà nostro primo compito,
checché ne dica Roma. Mulmuzio fu nostro
legislatore, il primo che in Britannia
si cinse d’oro le tempie e si chiamò re.
LUCIO
Mi duole, Cimbelino, di dover
proclamare tuo nemico Cesare Augusto
(il quale ha più re al suo servizio di quanti
ufficiali tu abbia a corte). Ascolta bene, dunque:
guerra e rovina, nel nome di Cesare, dichiaro qui
contro di te. Preparati a una furia inarrestabile.
Dopo questa sfida, sul piano personale ti ringrazio.
CIMBELINO
Sei benvenuto, Caio.
Il tuo Cesare mi nominò cavaliere, e per gran parte
della mia giovinezza sotto di lui ho servito.
Da lui ebbi gli onori che adesso intende
reclamare con la forza, e che difenderò a oltranza.
So che pannoni e dalmati sono alle armi
per la loro libertà: un precedente che, incompreso,