Page 341 - Shakespeare - Vol. 4
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Come? Dovrei ucciderla per onorare i voti d’affetto
e di fedeltà ai tuoi comandi? Io, uccidere lei? Versare
il suo sangue? Se questo farebbe di me un bravo
servitore, che io non sia mai più zelante.
Che aspetto devo dunque avere, se vi sembro
capace di tanta ferocia da compiere un simile gesto?
[Legge]
Fallo: la lettera che le ho inviato te ne darà
l’occasione su sua stessa disposizione. Dannato foglio!
Nero come l’inchiostro che rechi! Insensibile
cartaccia, puoi tu essere complice di un atto
simile e mantenere il tuo virgineo aspetto?
Ma ecco che arriva. Nulla so di quest’ordine.
Entra Imogene.
IMOGENE
Allora, Pisanio?
PISANIO
Signora, una lettera dal mio padrone.
IMOGENE
Chi? Il tuo padrone? Ma è Leonato,
il mio signore! Oh, quanto sarebbe saggio
l’astronomo che conoscesse le stelle
quanto io la sua grafia: avrebbe il futuro
spianato davanti! E voi, benigne divinità,
fate che il contenuto sprigioni amore ed esali
la buona salute del mio sposo,
la sua felicità − ma non perché siamo separati:
ché anzi di ciò deve dolersi; esistono pene,
come questa, che fortificano l’amore. La sua felicità
in tutto fuorché in questo! Col tuo permesso,
amabile cera. Benedette voi api, che suggellate
i nostri segreti! Non allo stesso modo vi pregano
gli amanti e coloro che rischiano di perdere
i propri fidi: e i vostri sigilli gettano in carcere
i creditori e insieme proteggono i messaggi