Page 307 - Shakespeare - Vol. 4
P. 307
IACHIMO
Non lui. E tuttavia, potrebbe mostrare
maggiore riconoscenza verso la grazia
di cui il cielo gli ha fatto dono. Grande è in lui,
certo; ma in voi, che considero sua, è oltre
ogni misura. E mentre vengo spinto all’ammirazione,
mi sento in egual modo a pietà costretto.
IMOGENE
Pietà di cosa, signore?
IACHIMO
Di due creature, con tutto il cuore.
IMOGENE
Una delle quali sarei forse io?
Mi avete davanti agli occhi: quale rovina vedete
in me da suscitare la vostra pietà?
IACHIMO
Oh, infelicità! Dovrò dunque fuggire
il sole radioso per trovare conforto nel moccolo
di una segreta?
IMOGENE
Vi scongiuro, signore: rispondete con più chiarezza
alle mie domande. Perché mi compatite?
IACHIMO
Perché altre si godono il vostro…
stavo per dirlo, ma spetta agli dèi
vendicarlo, non a me parlarne.
IMOGENE
Sembrate a conoscenza di notizie
che mi riguardano da vicino; vi prego, rivelatemi
il segreto che al tempo stesso vi sprona a parlare