Page 310 - Shakespeare - Vol. 4
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Ché, se fossi un uomo onesto,
               avresti parlato mosso da virtù
               e non dall’intento, sordido quanto assurdo,
               cui vai dietro. Fai torto a un gentiluomo

               che si discosta da quanto dici
               come da te l’onore. E insidi una donna
               che per te e il demonio prova
               uguale ribrezzo. − Pisanio! Pisanio!

               Il re mio padre verrà avvisato della tua offesa:
               se troverà consono che un arrogante straniero
               faccia mercato nella sua corte
               come in un bordello di Roma,

               esibendoci la sua indole bestiale,
               vorrà dire che ha una corte di cui
               poco si cura, e una figlia che non rispetta
               affatto. − Pisanio, presto!



              IACHIMO

               Oh, felice Leonato! Posso ben dirlo:
               il credito che ti riserva la tua donna
               merita la tua fiducia, come la tua perfetta virtù
               è degna dell’incrollabile sua fede. Siate felici a lungo,
               signora dell’uomo più nobile che mai paese

               abbia vantato come suo, e voi, sua moglie,
               solo al più nobile consona! Vi chiedo perdono:
               ho parlato così solo per accertarmi

               che la vostra fedeltà avesse radici profonde.
               E adesso descriverò vostro marito per come
               realmente è: il più leale degli uomini,
               un mago di virtù che incanta a sé la gente.
               Ognuno di noi gli ha ceduto metà del suo cuore.




              IMOGENE
                               State facendo ammenda.



              IACHIMO
               Siede tra gli uomini come un dio
               sceso dai cieli. L’onore che lo infonde
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