Page 302 - Shakespeare - Vol. 4
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è la sua fortuna, e all’ultimo rantolo il nome suo.
Tornare non può, né rimanere dove si trova.
Spostarsi sarebbe per lui scambiare un’infelicità
con un’altra; e ogni giorno che viene,
viene per consumare in lui il lavoro di un giorno.
Cosa ti aspetti se ti poggi a un sostegno sghembo,
che non può essere rifondato né ha qualche amico
che gli faccia da puntello?
[La Regina lascia cadere la scatoletta. Pisanio la raccoglie.]
Hai raccolto non sai cosa; ma tienila per i tuoi sforzi.
Io stessa l’ho preparata, e cinque volte ha riscattato
dalla morte il re: non conosco miglior cordiale.
No, ti prego di prenderla: è un saggio dei più ampi
favori che ho in animo di serbarti.
Chiarisci alla tua padrona la posizione in cui si trova,
e fallo come se tua fosse l’idea. Valuta quali vantaggi
comporterebbe il cambio per te: pur conservando
la tua padrona, godresti inoltre del benvolere
di mio figlio. Convincerò il re ad accordarti
qualunque promozione tu ambisca.
Io stessa, infine, io che in primo luogo ti ho indicato
la via, prometto di rimunerare lautamente
i tuoi meriti. Chiama le mie dame e considera bene
le mie parole.
[Esce Pisanio.]
Subdolo e paziente briccone,
duro a smuoversi. Fa gli interessi del suo padrone,
e sta qui per ricordarle la promessa fatta al marito.
Ma gli ho donato qualcosa che, se bevuto, la priverà
del suo messo d’amore e che dovrà prendere
anche lei, se non sarà in grado di piegare il suo umore.
Rientra Pisanio con le Dame.
Ottimo, perfetto: violette,
primule, calendule. Portatele nelle mie stanze.
Addio, Pisanio: pensa bene a ciò che ti ho detto.
[Escono la Regina e le Dame.]
PISANIO