Page 257 - Shakespeare - Vol. 4
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187 III, i, 8-10 Tutta la battuta di Pericle ha un ritmo incalzante, altamente drammatico. L’eroe protesta
contro gli elementi e i loro dèi, verosimilmente cerca di governare la nave e, nello stesso tempo, è in
pena per la moglie che sa presa dalle doglie del parto, e perciò chiama insistentemente Licorida per
avere notizie. È presumibile pertanto che il fischio del marinaio è quello che egli stesso ha emesso
per chiamare Licorida con maggior successo che non con le parole. Ma anche il fischio non ha
risposta.
188 III, i, 11 midwife: emendamento proposto da Steevens per la lezione my wife dell’in-quarto.
189 III, i, 25-26 may use honour with you: trascrizione probabilmente corrotta di una frase, il cui senso
comunque è chiaro.
190 III, i, 27 Per la piccola che è nata e che è il nuovo carico, obbligo, di Pericle. Nel dire questo, Licorida
porge la bambina al padre.
191 III, i, 29 conditions: è sottinteso of life.
192 III, i, 32 Come altrove in Shakespeare, il verbo to chide ha qui il senso di far fracasso.
193 III, i, 34 A questo punto molte edizioni moderne inseriscono la frase Poor inch of nature! («Povero
pollicino di natura!») riportata da Wilkins in The Painful Adventures e ritenuta parte del testo originale
del dramma che il copista avrebbe tralasciato di trascrivere.
194 III, i, 35 La madre, naturalmente.
195 III, i, 36 Questo pare essere il senso ricavabile dal verso, in cui la parola oscura è portage,
probabilmente da interpretare come carriage, spedizione nel mondo, e, fuor di metafora, vita.
196 III, i, 37 Quest’ultimo verso lascia intendere che Pericle ha ridato la bambina in braccio a Licorida.
197 III, i, 44 Frase rivolta alla tempesta.
198 III, i, 44 Malone fu il primo a notare un preciso parallelismo tra questa battuta, e la successiva, e
un passo iniziale della Tempesta, dove il nostromo sfida così la furia degli elementi: «Blow till thou
burst thy wind, if room enough!».
199 III, i, 50 Superstizione, infatti, assai diffusa, e alla quale si fa frequente riferimento nella letteratura
mondiale fino a tempi recenti.
200 III, i, 52 custom: emendamento moderno dell’incongrua lezione easterne dell’in-quarto.
201 III, i, 53 Quest’ultima frase è attribuita qui al primo marinaio da tutte le edizioni moderne. Nell’in-
quarto, invece, è riportata all’interno della successiva lunga battuta di Pericle. Ma è probabile che
nella recitazione originaria di questa scena, la frase in questione costituisse una breve battuta di
sollecitazione da parte del primo marinaio a Pericle tutto perso nel lungo e straziante addio alla
moglie che segue poco dopo.
202 III, i, 60 ooze: emendamento, proposto nel Settecento da Steevens e accettato da tutte le edizioni
moderne, per la lezione oare dell’in-quarto. L’emendamento fu sollecitato da un parallelismo con un
passo della Tempesta, III, iii, 100, dove Alonso piange la supposta morte del figlio Ferdinando:
«Therefore my son i’th’ooze is bedded». Questa battuta di Pericle ci offre un’altra straordinaria
visione di morte per acqua, o di morti in acqua, negli abissi, secondo una costante modalità
immaginativa di Shakespeare: oltre la Tempesta, si veda almeno la morte per acqua sognata da
Clarence nel Riccardo III.
203 III, i, 62 e’er-remaining: emendamento moderno della lezione ayre remayning dell’in-quarto.
204 III, i, 67 coffer: così Malone emendò il Coffin (“bara”) riportato dall’in-quarto. La bara è il chest di
cui parla il secondo marinaio nella battuta successiva.
205 III, i, 73 Come si ricorderà, il regno di Cleone e Dionisa, già terra desolata cui Pericle aveva dato il
suo decisivo aiuto.