Page 253 - Shakespeare - Vol. 4
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pensare sarebbe proprio quello del fustigatore.
116 II, i, 110-111 Sembra così riproporsi una situazione affine a quella che Pericle aveva trovato ad
Antiochia: anche lì c’era un re con una bella figlia, e anche lì c’era da concorrere per il suo amore.
Nella battuta successiva, l’avventuroso Pericle si dice pronto a farlo.
117 II, i, 114 Dietro c’è il proverbio: «Chi non può fare come vuole deve fare come può».
118 II, i, 115-116 L’arguzia, resa verosimilmente confusa da una trascrizione approssimativa, non risulta
decifrabile fin in fondo. Certo, il gioco, d’origine proverbiale, è quello di vendersi la moglie − senza
ingiustizia, trattandosi di un essere inferiore nella mentalità volgare del tempo − pur di ottenere
quello che si vuole; ma la spiegazione resta insoddisfacente.
119 II, i, 117-118 Altro spunto di quella satira sociale di cui i pescatori sono portatori amari e ironici.
Alquanto incongruo risulta, comunque, questo sostenuto attacco alle istituzioni e ai costumi sociali da
parte di popolani che si dicono governati nel modo migliore dal “buon” re Simonide. Tale apparente
contraddizione è dovuta alla tipica trasposizione shakespeariana dei problemi del suo tempo in mondi
e ambienti anche lontanissimi nel tempo e nello spazio.
120 II, i, 119 bots on’t: tipica imprecazione elisabettiana; bots designava, propriamente, una infezione di
vermi di cui eran vittime cavalli e bovini.
121 II, i, 150-151 Metafora sartoriale: ripescando l’armatura dalle cuciture o costure del mare, e cioè dai
solchi tra le onde, i pescatori hanno fatto da “sarti” all’indumento.
122 II, i, 151-152 Verosimilmente il secondo pescatore − che fa in tutta la scena la parte del fool,
scherzoso, satirico, pasticcione − commette uno strafalcione nel chiedere un premio, come indica
anche l’attacco approssimativo della frase: there are certain... Infatti, condolement, ora desueto,
significa normalmente in Shakespeare l’addolorarsi per la morte di qualcuno (cfr. Amleto, I, ii, 93);
ma il pescatore sembra confonderlo con dole in quanto “sussidio”. Anche vail è arcaico e significa più
o meno la stessa cosa.
123 II, i, 157 Il bracciale di cui sopra.
124 II, i, 158 Si rivolge direttamente al bracciale.
125 II, ii La collocazione della scena è un qualche luogo all’aperto, vicino alla lizza dove sta per aver inizio
il torneo. Come nota Hoeniger, sotto il regno di Elisabetta e ancor più di Giacomo I si tennero molti
tornei, spettacolarizzati in modo simile a quello presentato in queste scene.
126 II, ii, 13 respected: “rispettati” ma anche, secondo un’accezione frequente in Shakespeare,
ammirati, posti al centro dell’attenzione. Il re, il principe, deve essere il fuoco degli sguardi di tutti,
fulcro della rappresentazione del mondo e perciò modello dei costumi e dei valori: rimando, al
riguardo, al mio saggio Polifonia shakespeariana in Retorica e immaginario, Pratiche, Parma 1986.
127 II, ii, 14 entertain: è stato suggerito che il senso possa essere quello di ricevere, accogliere, ma
contestualmente emerge una marca semantica in più: quella di prendere in esame, osservare.
128 II, ii, 15 Era uso del tempo quello di dedicare ingegnosità e concettosità nella formazione araldica di
imprese, disegni emblematici corredati da un motto e raffigurati soprattutto sullo scudo dei cavalieri,
dei nobili.
129 II, ii, 27 Nell’in-quarto: Pue Per doleera kee per forsa; una trascrizione approssimativa che più che lo
spagnolo richiama l’italiano.
130 II, ii, 29 wreath of chivalry: espressione araldica che designa la fascia intrecciata che collega la
cresta all’elmo (secondo la definizione dell’OED).
131 II, ii, 30 «L’apice della prova mi ha spinto innanzi». L’ingegnosità dell’impresa qui parrebbe derivare
dal fatto che apex significa sia culmine che cresta dell’elmo. Questa terza impresa, come la quarta
e la quinta, sono derivate da libri di emblemi che evidentemente Shakespeare aveva consultato.