Page 248 - Shakespeare - Vol. 4
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31 I, i, 75 Cancellando così la testimonianza stellare, metafisica, di quel male umano che ora Pericle sta
                 dolorosamente interpretando.
              32 I, i, 77-78 Le immagini del glass e del casket, riferite alla figlia di Antioco, indicano l’inganno della bella
                 apparenza che racchiude il suo contrario: il glass implicita una qualche essenza maligna o velenosa, il
                 casket morte  o  vermi,  come  lo  scrigno  d’oro  che  sceglie  il  principe  del  Marocco  nel Mercante  di
                 Venezia, II, vii.
              33 I, i, 80-86 Chiare le connotazioni sessuali insite nelle metafore della porta che non è lecito toccare,
                 se al di là di essa c’è il peccato, e della viola sulle cui corde possono correre le mani solo per trarre
                 musica  armoniosa  e  legittima  (viola  che,  invece,  è  stata  suonata before  your  time,  “prima  del
                 tempo”,  dal  padre  incestuoso,  e  “fuori  tempo”,  e  che  ha  emesso  suoni  stridenti,  equivalenti  alla
                 disarmonia del male di cui può godere solo l’inferno). È probabile che, dicendo queste parole, con cui
                 si distacca spiritualmente dalla bellissima figlia di Antioco, Pericle le si avvicini fisicamente sentendone
                 tuttavia la fascinazione: nella sua successiva battuta, infatti, Antioco lo ammonisce a non toccare
                 sua figlia.
              34 I, i, 94 braid qui sta per upbraid, “rimproverare”, “redarguire”.
              35 I, i, 95-101 Il passo è confuso, ma il senso è ricostruibile: il parlare, rivelando i peccati dei potenti, è
                 come emettere un soffio − paragonabile al vento − che si diffonde (come la voce umana) e, nel
                 farlo, getta polvere negli occhi di chi può risentirsi, capire (the sore eyes see clear) e arrestare (con
                 implicitazione di violenza) quell’aria che gli ferisce gli occhi. La connessione tra lettera e metafora sta
                 soprattutto in breath, a un tempo “fiato di parola” e “soffio di vento”.

              36 I,  i,  102 Copped:  uso  verbale  solo  shakespeariano,  dal  sostantivo c o p nel  senso  di  vetta
                 (specialmente di collina), mucchio, cumulo; qui sta a indicare la forma conica dei mucchi di terra che
                 la talpa accumula nello scavare i suoi buchi.
              37 I, i, 101-103 Altra immagine piuttosto confusa (come attesta anche la metrica difettosa, segnale di
                 una  trascrizione  scorretta  del  passo  originale)  che  si  ricollega  alla  precedente  nel  sema,  /cecità/
                 (/vista/).  È  un  altro  exemplum,  di  tono  quasi  classico  (tragico  greco),  di  quanto  sia  pericoloso
                 protestare  contro  i  grandi,  contro  il  cielo  (heaven):  la  “rivolta”  della  talpa  è  ripagata  dallo
                 schiacciamento dei suoi cumuletti di terra e dalla sua stessa conseguente uccisione. I grandi, i re,
                 nonché gli stessi dèi, il cielo, sono esplicitamente accomunati nei versi successivi.
              38 I, i, 106 Cioè, che Antioco sappia che egli sa. Di più non deve essere detto.
              39 I, i, 108-109 Questi ultimi due versi suonano come una sorta di enigma contro l’enigma, o meglio
                 contro la sua spiegazione. Il senso può essere il seguente: tutti gli uomini amano la madre, tutti in
                 qualche  misura  commettono  incesto;  la  lingua  è,  a  sua  volta,  figlia  della  testa,  e  la  ama  come
                 madre,  e  non  vuole  perderla  (non  vuole  che  sia  uccisa,  tagliata,  come  le  teste  sugli  spalti  del
                 castello  di  Antiochia).  Pericle  intende  in  tal  modo  ritirarsi  dalla  prova,  riconoscendo  una  universale
                 compromissione dell’uomo nel viluppo dell’incesto. Ne è certamente inorridito, ma non vuole sfidare il
                 mostro, la sfinge, che presiede all’enigma.

              40 I, i, 111 gloze: qui nel senso di parlare in maniera speciosa, usare belle parole per finta.
              41 I, i, 114 cancel of: emendamento, proposto da Malone, della lezione counsell of dell’in-quarto.

              42 I,  i,  115-116  Passo  molto  compresso  che  può  significare:  a)  la  speranza  (ovviamente  falsa)  che
                 Antioco  nutre  di  poter  avere  Pericle  come  genero,  b)  la  speranza  di  avere  una  discendenza
                 (succeeding) da un albero così nobile. Si confronti la metafora dell’albero riferita da Pericle alla figlia di
                 Antioco al v. 22 e ripresa da Antioco stesso ai vv. 28-29.
              43 I, i, 116 Metafora musicale, che si collega a sua volta all’immagine della viola usata da Pericle ai vv.
                 82 e seguenti, inserendosi nel diffuso paradigma musicale che si dispiega nell’intero dramma.
              44 I,  i,  129 untimely:  spesso  emendato  con uncomely (sconveniente,  spiacevole);  ma,  come  nota
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