Page 1769 - Shakespeare - Vol. 4
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giovane  all’epoca  in  cui  presumibilmente  Shakespeare  aveva  scritto  i  primi
          sonetti... Ma addentrarci nei particolari di questa lunghissima controversia −
          a tutt’oggi non esaurita − non avrebbe gran senso.
          Non appena, tuttavia, si tocca l’argomento della collocazione cronologica dei

          Sonetti, tornare ai nomi di Southampton e Pembroke è inevitabile. A seconda,
          infatti,  se  si  privilegia  la  tesi  dell’uno  o  dell’altro  come  loro  ispiratore,  il
          presupposto che Shakespeare si rivolgesse a un giovane fra i quindici e i venti
          anni e le rispettive date di nascita dei due possibili dedicatari (1573 e 1580)

          fanno spostare indietro o in avanti l’epoca approssimativa in cui il poeta li
          scrisse.
          A non voler correre rischi, si può asserire che i Sonetti furono composti in un
          periodo più o meno lungo, e imprecisato, fra il 1580 e il 1609. È chiaro, però,

          che si è tentato di restringere questo esteso lasso temporale a un arco d’anni
          più breve: e ciò si è fatto in parte basandosi su dati relativamente sicuri, e in
          parte affidandosi a questa o a quella congettura collegata ad altri elementi
          probanti.

          Vediamo anzitutto i dati certi. Nel 1598 un certo Francis Meres, maestro di
          scuola,  tracciando  un  parallelo  fra  la  letteratura  inglese  contemporanea  e
          quelle  greco-latina  e  italiana  in  un  libro  intitolato Palladis  Tamia ,  cita
          Shakespeare e «his sugared Sonnets among his private friends». Traduciamo

          direttamente la citazione: «Come si supponeva l’anima di Euforbio rivivesse in
          Pitagora,  così  la  soave  geniale  anima  di  Ovidio  rivive  nel  mellifluo
          Shakespeare dalla lingua di miele, come testimoniano il suo Venere e Adone,
          la sua Lucrezia e i suoi zuccherosi sonetti circolanti fra i suoi privati amici». Il

          riferimento del Meres testimonia quindi che nel 1598 esistevano dei sonetti
          shakespeariani,  probabilmente  dati  a  leggere  in  manoscritto  a  una  cerchia
          ristretta di amici intimi. Ma non è provato che fossero tutti i Sonetti: poteva
          trattarsi di una parte anche minima.

          L’anno  seguente  viene  stampato Il pellegrino appassionato, una raccolta di
          poesie ascritte a Shakespeare ma quasi certamente spurie; fra di esse sono
          presenti tre composizioni tratte da Pene d’amore perdute e due dei sonetti
          poi pubblicati dal Thorpe: il 138 e il 144. E l’anno dopo ancora (1600) nello

          Stationer’s  Register  compare  l’iscrizione  per  la  pubblicazione  di  un  libro
          intitolato Amours, in cui, è scritto, sono contenuti anche «certen sonnets by
          W.S.». Questo testo non è mai stato rintracciato, e comunque non è affatto
          certo che le iniziali W.S. corrispondessero al nome di Shakespeare.

          Tutto  quanto  possiamo  dedurre  da  tali  scarse  notizie  è  che  una  parte  dei
          sonetti,  o  tutti,  siano  stati  composti  nell’ultima  decade  del  secolo;  periodo
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