Page 1766 - Shakespeare - Vol. 4
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lamentando il tradimento con accenti di autentica sofferenza, gratifica l’amico
          e le sue doti di una considerazione che esclude la dama bruna.
          In conclusione, la disposizione dei sonetti e le discrepanze interne alle varie
          sequenze  individuate  lasciano  supporre  −  ammessa  e  non  concessa

          l’autenticità della loro successione cronologica − una stesura effettuata talora
          con  una  certa  costanza  e  talora  con  più  o  meno  prolungati  intervalli
          temporali. Ma, s’intende, resta sempre aperta l’ipotesi se il fair youth debba
          considerarsi  una  persona  sola  o  non  piuttosto  qualcuno  la  cui  identità

          cambiasse nel tempo. Ciò vale evidentemente anche per la dark lady.
          A  questo  proposito  c’è  da  aggiungere  che  si  è  anche  dibattuto  molto  sul
          carattere «storico» oppure prevalentemente «letterario» del canzoniere. Molti
          studiosi,  cioè,  hanno  creduto  di  rilevare  nei  sonetti  shakespeariani  una

          componente  prevalentemente  autobiografica  (fra  questi,  il  poeta  romantico
          Wordsworth,  che  in  un  famoso  verso  sostenne  che  «with  this  key
          Shakespeare  unlocked  his  heart»),  e  ritenuto  quindi  che  situazioni  e
          personaggi a cui in essi si fa riferimento avessero un riscontro con la realtà

          (di qui i tanto numerosi quanto inutili tentativi di individuare l’identità del fair
          youth, della dark lady e del poeta rivale). Mentre un altro gruppo di critici ha
          riscontrato nella raccolta, secondo un punto di vista altrettanto estremistico,
          un preminente carattere di esercitazione letteraria, così da attribuire al poeta

          il disegno di una immaginaria e ben architettata trama a più personaggi, su
          cui  egli  avrebbe  «esercitato»  la  propria  competenza  in  un  genere  allora  in
          voga.
          La prima edizione dei Sonetti shakespeariani risale al 1609. Furono pubblicati

          in un in-quarto da un certo Thomas Thorpe che ne aveva richiesto licenza il
          20 maggio, con regolare iscrizione nel registro della Stationer’s Hall; a quei
          tempi, è noto, chiunque poteva stampare qualsiasi cosa e senza il consenso
          dell’autore, bastava iscriversi nell’apposito registro.

          Shakespeare dunque era ancora in vita, ma è assai improbabile che avesse
          dato  la  sua  adesione  alla  pubblicazione.  I  motivi  di  tale  supposizione,
          condivisa da tutti, sono molteplici. Anzitutto nella dedica del frontespizio non
          si fa menzione del suo nome. In secondo luogo, l’ordine di successione dei

          sonetti appare, come si è detto, piuttosto arbitrario e comunque tale da non
          lasciar  presumere  una  revisione  dell’autore  in  vista  di  una  pubblicazione;
          alcune  composizioni  sono  decisamente  scadenti,  altre  imperfette,  qualcuna
          (le ultime due) di improbabile attribuzione a Shakespeare, che in ogni caso

          avrebbe  provveduto  a  espungere  quelle  dai  risultati  estetici  meno  felici.  Il
          contenuto  dei  sonetti,  infine,  era  o  poteva  apparire  di  carattere  privato  e
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