Page 1556 - Shakespeare - Vol. 4
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[gli passa dei documenti]
e dopo, questo; e poi, su a colazione,
se ancora vi resta un po’ d’appetito.
Esce il Re, fissando corrucciato il Cardinale; i Nobili gli si accalcano dietro,
sorridendo e bisbigliando
WOLSEY
Che significa questo?
Che collera improvvisa è mai questa? Che ho fatto per meritarla?
Se n’è andato con un’occhiataccia, quasi che la rovina
gli schizzasse dagli occhi. Così guata il leone furente
il temerario cacciatore che l’ha ferito
e ne sarà annientato. Devo leggere questo foglio:
qui, temo, è la spiegazione della sua ira. Proprio così:
questo foglio mi ha rovinato. È l’inventario
di tutto quell’universo di ricchezze che ho ammassato
per i miei fini − in realtà, per guadagnarmi il papato
e finanziare i miei alleati di Roma. Oh distrazione
in cui solo uno stolto poteva incappare! Qual diavolo maligno
mi indusse a infilare questo grosso segreto nel plico
che avevo inviato al Re? Non c’è alcun modo di rimediare?
Qualche nuova trovata, per toglierglielo dalla testa?
Lo so che lo manderà sulle furie, eppure ne ho una
che, se faccio le cose giuste, a dispetto della sfortuna,
mi toglierà dalle peste. E questo cos’è? “Al Papa”?
La lettera − ci giurerei − con tutto quello
che scrissi a Sua Santità. Eh no, a questo punto, addio!
Ho toccato il punto più alto della mia grandezza,
e ora da quello zenith della mia gloria
volo verso il tramonto. Saprò cadere
come una luminosa meteora nella sera,
e nessun uomo mi vedrà mai più.
Entrano, alla volta di Wolsey, i Duchi di Norfolk e Suffolk, il Conte di
Surrey, e il Lord Ciambellano
NORFOLK
Udite il volere del Re, Cardinale, che vi ingiunge