Page 1555 - Shakespeare - Vol. 4
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al bene della vostra sacra e augusta persona
e all’interesse dello stato. Quanto ai grandi favori
riversati su di me, pover’uomo immeritevole,
non posso che esprimervi i miei più devoti ringraziamenti,
pregando il cielo per voi, e la mia lealtà,
che non ha fatto che crescere e crescerà sempre,
sinché l’inverno della morte non l’avrà uccisa.
RE
Gran bella risposta,
che dà risalto all’immagine
di un suddito leale e sottomesso. L’onore del quale
è la sua stessa ricompensa, così come, nel caso inverso,
il disonore è la sua stessa punizione. Io presumo
che, come la mia mano vi è stata prodiga di doni
e il mio cuore di affetti, e il mio potere v’ha inondato di onori,
più di chiunque altro, così la vostra mano, ed il cuore,
ed il cervello, ed ogni facoltà in vostro potere
avrebbero dovuto − a parte ogni vincolo di fedeltà −
proprio per l’intimo legame di affetto che ci lega, operare
per me, il vostro amico, più che per ogni altro.
WOLSEY
Io qui dichiaro
d’essermi sempre prodigato per il bene di Vostra Altezza,
più che per il mio; d’essere quel che sono, sono stato e sempre sarò −
quand’anche il mondo intero facesse a pezzi la fedeltà che vi deve
per ripudiarla dal fondo dell’anima, quand’anche i pericoli
irrompessero in tanti, quanti il pensiero ne può immaginare,
ed apparissero in forme ancora più orrende − pure la mia fedeltà,
come una roccia di contro a marea ribollente,
dovrebbe infrangere le ondate di sì turbolenta fiumana
ed incrollabile restar tutta vostra.
RE
Assai nobili parole.
Prendete nota, signori: egli ha un cuore leale,
l’avete visto mettervelo a nudo. Leggetemi questo,