Page 1532 - Shakespeare - Vol. 4
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WOLSEY

                               Cercate invece di controllarvi.



              CATERINA
               Lo farò, quando avrete imparato l’umiltà. Anzi, prima:
               altrimenti Iddio mi punirà. Credo davvero,
               convinta da prove inconfutabili,

               che mi siate nemico, e vi contesto il diritto
               di esser voi a giudicarmi: poiché siete voi
               che avete soffiato sul fuoco tra me e il mio signore
               (che Iddio lo estingua colla sua rugiada) io ripeto pertanto

               che m’ispirate un disgusto infinito, e sì, dal profondo dell’anima
               vi ricuso come giudice, dato che − come ripeto −
               vi ritengo il mio più perfido nemico, e vi considero
               per nulla amico della verità.



              WOLSEY

                               Ed io dichiaro
               che non parlate come quella di sempre, voi che sempre in passato
               avete dato esempio di amore cristiano e dimostrato nei fatti
               un animo gentile, e una saggezza
               che alle donne è negata. Mi fate torto, madonna;

               non nutro alcun livore contro di voi, né saprei essere ingiusto
               con voi o chiunque altro. La mia condotta a tutt’oggi,
               e anche quella a venire, è pienamente avallata

               da un mandato del Collegio dei Cardinali:
               ma sì, l’intero concistoro di Roma. Mi accusate
               di aver soffiato sul fuoco. Io lo nego.
               Il Re è presente: se venisse a sapere
               che mi rimangio ciò che ho detto e fatto, saprebbe far scempio,

               e con ragione, della mia falsità, sì, proprio come voi
               avete fatto della mia integrità. Se egli sa
               che io sono innocente di ciò che mi rinfacciate, sa pure

               che voi mi fate torto. Perciò sta in lui
               curar la mia ferita, e la cura consiste
               nel togliervi dalla testa tali pensieri; e prima
               che sia Sua Altezza a dire la sua, vi imploro,
               o graziosa regina, di ripensare a quanto avete detto,
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