Page 128 - Shakespeare - Vol. 4
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giullareschi canti e allegra confusione,
               per salutare il re a Mitilene,
               allestì il governatore. Ed ebbe tale successo
               che di sposare la bella Marina gli fu concesso,

               ma non prima che il re avesse compiuto
               il sacrificio che Diana aveva voluto.
               Poiché egli è lì diretto, l’intervallo,
               vi prego, consumatelo tutto.          385

               Con alata rapidità si riempiono le vele
               e i desideri s’avverano immediatamente.                386
               A Efeso, vedete il tempio,         387
               il nostro re e l’intera compagnia.

               Come abbia potuto giunger qui così in fretta,
               è solo perché alla vostra fantasia ha dato retta.               388
                                                                                                           Esce.



                                                    Scena III         EN



               Entrano, da una parte, Taisa e le vergini sacerdotesse di Diana, Cerimone
           e altri abitanti di Efeso; dall’altra, Pericle, Marina, Lisimaco, Elicano e signori
                                                    del seguito.    389



              PERICLE
               Salve, Diana! Per eseguire il tuo giusto comando,

               io qui confesso d’essere il re di Tiro,
               che fuggii dal mio paese atterrito
               e a Pentapoli sposai la bella Taisa.
               Sul mare nel parto ella morì, ma partorì

               una bambina chiamata Marina, che, oh dèa,
               ancora porta la tua argentea veste. A Tarso
               ella fu allevata da Cleone, che a quattordici anni
               cercò di assassinarla. Ma le stelle sue benigne

               la condussero a Mitilene, sulla cui costa
               si fermò la mia nave, e la fortuna volle
               che ella venisse a bordo, dove con il suo limpido ricordo
               si fece riconoscere da me come mia figlia.
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