Page 119 - Shakespeare - Vol. 4
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che uguaglierebbe il vostro, se l’uno e l’altro
fossero pesati esattamente. Pur se la capricciosa fortuna
fu con me maligna, la mia discendenza è da antenati
che stavano alla pari con i potenti re.
Ma il tempo ha sradicato il mio casato
e mi ha ridotta in schiavitù del mondo
e dei casi avversi. (A parte) 357 Vorrei desistere,
ma c’è qualcosa che mi fa avvampare il volto
e mi bisbiglia nell’orecchio “Non andar via finché non parla”.
PERICLE
Le mie avverse fortune − il mio casato − un buon casato −
pari alle mie − non era così? Che cosa dici?
MARINA
Dicevo, signore, che se conosceste il mio casato,
non sareste così violento con me. 358
PERICLE
Lo penso anch’io. Ti prego, volgi gli occhi su di me.
Tu sei come una cosa che... Di che paese sei?
Di qui, di queste coste?
MARINA
No, né di altre coste; 359
eppure fui partorita da una mortale e non sono altra
che quella che appaio.
PERICLE
Sono gonfio di dolore e mi sgraverò piangendo.
La mia carissima moglie era come questa fanciulla,
e così avrebbe potuto essere mia figlia: l’ampia fronte
della mia regina, la sua identica statura, dritta come un giunco,
la stessa argentea voce, gli occhi come gioielli
e incastonati 360 con ugual ricchezza, il passo di Giunone,
una voce che fa languire le orecchie che nutre
e più le affama quanto più parole dà loro.