Page 1136 - Shakespeare - Vol. 4
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di riempirla all’interno di pomodoro, formaggio, olive e anche d’irriverente
peperoncino. Questo perché gli atti centrali sono conditi di echi verbali
shakespeariani come «How stand I then» (dall’Amleto) o «The moon is
down» (dal Macbeth) e vari altri, che fanno pensare all’irriverente omaggio di
Da Ponte a Mozart quando, verso il finale del Don Giovanni, mentre
l’orchestra sulla scena accenna alcune battute dalle Nozze di Figaro, Leporello
dice a parte: «Questa poi la conosco, purtroppo!».
I due nobili cugini si apre con un masque spettacolare ad Atene davanti a un
tempio cui si dirige un barocco corteo nuziale. Teseo e Ippolita, gli stessi
personaggi del Sogno d’una notte di mezza estate, stanno per celebrare il
loro matrimonio quando vengono fermati da tre scarmigliate regine in
gramaglie. Sono le vedove di tre dei “sette re contro Tebe” che avevano
cercato di deporre il tiranno Creonte. Chiedono che Teseo le vendichi e
seppellisca i loro mariti. La supplica ha effetto e Teseo parte per Tebe. La
seconda scena ci presenta i cugini Palamone e Arcite a Tebe come
inseparabili amici, nobili, prodi e virtuosi cavalieri. Si torna ad Atene per una
discussione tra Ippolita e la sorella minore Emilia su amore e amicizia.
Ippolita parla dell’amicizia tra Teseo e Piritoo, Emilia della sua amica
d’infanzia Flavina. Shakespeare insiste sul tema per preparare la tragedia che
non sussisterebbe se Palamone e Arcite non fossero grandi amici prima di
diventare rivali in amore. Il tema ha grandissima importanza nel teatro
elisabettiano e ricorre in Shakespeare in maniera particolare e, sia detto con
buona pace di quei critici che sotto l’influenza di Freud o altri vedono
omosessualità dappertutto, non è con sottintesi del genere che era intesa in
quell’epoca. Certo l’omosessualità esisteva, e la pedofilia, e il fatto che le
parti femminili erano affidate ad attori imberbi creava buffe situazioni
ambigue (si veda, per esempio, la commedia Come vi piace); ma allo stesso
modo in cui quella situazione non creava scandalo per gli elisabettiani, così
una profonda amicizia tra persone dello stesso sesso non era sospetta. Solo
una volta, in Troilo e Cressida, il personaggio Tersite dice apertamente che
l’amicizia tra Achille e Patroclo era preposterous, cioè contro natura. Le
amicizie della tragicommedia I due nobili cugini sono da intendersi innocenti,
come quelle del Mercante di Venezia o quella tra Polissene e Leonte
adolescenti nel Racconto d’inverno o la devozione di Arvirago e Guiderio per
Imogene, travestita da Fidele, nel Cimbelino.
La quarta scena ha marziali squilli di tromba e urla di battaglia fuori scena.
Teseo, proclamato vincitore, ordina che Palamone e Arcite, suoi nobili
avversari, feriti sul campo, siano curati e condotti ad Atene come prigionieri.