Page 923 - Shakespeare - Vol. 3
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infine  la  “sospensione”  e  la  tentazione  di  Angelo,  quasi  sconvolto  dal
          desiderio  che  prova  di  insozzare  la  purezza,  proprio  perché  è  la  purezza  a
          tentare: il santo è preso all’amo dal santo (vv. 162 sgg.). Sul piano emotivo,
          Angelo  scopre  sgomento  l’altro  se  stesso,  nascosto,  represso,  la  propria

          intima  divisione;  Isabella  scioglie  anch’essa  il  proprio  ghiaccio  interiore,
          smuove gli animi.
          Se  Giulietta  in II,  iii  dà  voce  alla  normalità,  il  confronto  Angelo-Isabella  si
          intensifica  in II,  iv.  Il  tentatore  (come  l’usurpatore  Claudio  nell’Amleto

          incapace di parlare al cielo, vv. 1 sgg.) sbraita contro il vizio ed equivoca con
          le  parole;  anche  Isabella  non  si  mostra  aliena  ad  equivocare,  a  entrare  in
          scherzosi  duetti  su  peccato  e  colpa  −  ma  la  realtà  esplode  poi  sia  nella
          proposta  scellerata,  fatta  a  volto  scoperto,  sia  nella  sicurezza  che  Angelo

          ostenta  per  la  propria  posizione  (ancora  quindi  il  motivo  dell’autorità),  sia
          nella decisione di Isabella che la sua purezza val più della vita del fratello.
          Il terzo grande confronto, col fratello, ha luogo in III, i, dove la svalutazione
          della vita che il Duca travestito fa a Claudio, e l’accettazione della morte che

          questi professa, vengono rovesciate nel momento in cui balena la possibilità
          di  vita  tramite  il  sacrificio  di  Isabella.  La  forza,  la  verità  e  l’umanità  della
          scena non hanno forse riscontri in Shakespeare: Isabella, nella sua furia per
          sentirsi  tradita  anche  dal  fratello,  rivela  aspetti  insondati  della  sua  indole;

          umanità e verità psicologica coinvolgono dilemmi e contrasti che assumono
          ben più profonde valenze, e viceversa.
          Il  dibattito  su  vita/morte,  legge/clemenza,  colpa/perdono,  sesso/astinenza
          sfiora  il  contrasto  stato/chiesa,  governanti/cristiani,  Vecchio/Nuovo

          Testamento  −  ma  tramite  lacerazioni  sempre  più  interiori  e  sofferte  di
          personaggi che si credevano, e credevano gli altri, diversi, sgomenti di fronte
          alle continue scoperte di sé e dei contendenti. Qui si interseca un altro motivo
          che percorre il dramma, e più drammaticamente che mai questa prima parte.

          Sostituzioni (fin dall’inizio) e travestimenti (del Duca) implicano la ricerca e il
          rinvenimento  di  quel  sottile  discrimine  che  esiste  fra  essere  e  apparire.  Il
          concetto (e la stessa parola) di seeming,  vero  o  falso  che  sia  (e  cioè false
          seeming,  il  medievale  Falso  Sembiante,  oggi:  ipocrisia)  sono  essenziali  al

          dramma.  Riecheggiano  nella  motivazione  del  Duca  per  il  suo  esperimento
          («Hence we shall see / If power change purpose, what our seemers be», I, iii,
          53-54), nell’autoaccusa di Angelo («thy false seeming», II, iv, 15) e nella sua
          idea che le donne velate esaltano la loro bellezza (ivi, vv. 79-81); «Seeming,

          seeming!» esclama Isabella inorridita (ivi, v. 149), dopo aver definito Angelo
          «This outward-sainted deputy» (III, i, 88-90). Nel seguito del dramma, il Duca
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