Page 88 - Shakespeare - Vol. 3
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I ATTORE
Che pezzo, monsignore?
AMLETO
T’ho sentito una volta recitarne uno, ma non fu mai rappresentato, o se lo fu
non più d’una volta − perché il dramma, ricordo, non piacque ai più, era
caviale per quei palati ordinari. Ma a parer mio e d’altri il cui giudizio in
queste cose vale più del mio, era un lavoro eccellente, ben diviso nelle scene,
steso con proprietà e finezza. Qualcuno disse, ricordo, che i versi non avevan
quel pepe che insaporisce la materia, e non c’era nulla nello stile che
esponesse l’autore all’accusa di affettazione, e questo lo definì un metodo
onesto, sano, dolce e pieno di spontanee beltà assai più che d’artifizi. Un
passo mi piacque soprattutto, il racconto di Enea a Didone, e specialmente
dove parla dell’assassinio di Priamo. Se te lo ricordi incomincia da quel punto,
aspetta, aspetta...
L’orrido Pirro come belva ircana 29
No, non è così ma comincia con Pirro...
L’orrido Pirro, il cui funereo usbergo,
nero come il suo intento, rammentava
la notte che si strinse nell’infausto cavallo,
ora ha insozzato il suo truce sembiante
di più sinistra araldica. Da capo
a piedi è tutto rosso, orrendamente
del sangue adorno di padri, di madri,
e figli e figlie, cotto ed impastato
dalle torride strade, che dan luce
maledetta e spietata all’assassinio
del loro sire. Arrostito di rabbia
e fuoco, ed imbottito di coagulato sangue,
con occhi di carbonchio ora quel démone
ricerca il vecchio Priamo.
Ora continua tu.
POLONIO
Giuraddio monsignore, ben detto, con buon accento e buon discernimento.
I ATTORE
Ecco lo vede