Page 82 - Shakespeare - Vol. 3
P. 82
GUILDENSTERN
Per dire che cosa, monsignore?
AMLETO
Tutto tranne la verità. Vi han mandati a chiamare, nelle vostre facce c’è una
sorta di confessione che il vostro pudore non sa ben mascherare. Lo so, il
buon re e la regina vi han mandati a chiamare.
ROSENCRANTZ
A quale scopo, monsignore?
AMLETO
Questo dovete spiegarmelo voi. Ma vi scongiuro per la vostra amicizia, per
l’armonia che c’era tra noi ragazzi, per l’obbligo del nostro affetto costante e
per le cose più gravi che potrebbe scaricarvi addosso un esortatore più abile
di me, siate franchi e leali nel dirmi: vi han mandati a chiamare sì o no?
ROSENCRANTZ
(a parte a Guildenstern) Cosa dici?
AMLETO
Attenti, vi tengo d’occhio. Se mi amate, nessuna reticenza.
GUILDENSTERN
Monsignore, ci han mandati a chiamare.
AMLETO
Vi dirò io perché. 26 Così vi farò risparmiare una confessione, e il vostro
impegno col re e la regina non muterà penna. Da qualche tempo, non so
perché, ho perso tutto il mio buonumore, ho abbandonato ogni esercizio. E in
realtà son così giù d’umore che questo bell’edificio, la terra, mi sembra un
promontorio sterile, questa volta d’aria stupenda, non è vero?, quello
straordinario firmamento lassù, quel tetto maestoso trapunto di fuochi d’oro,
ebbene a me non pare che una massa lurida e pestifera di vapori. Che opera
d’arte è l’uomo, com’è nobile nella sua ragione, infinito nelle sue capacità,
nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole, come somiglia a un angelo
nell’agire, a un dio nell’intendere: la beltà del mondo, la perfezione tra gli