Page 768 - Shakespeare - Vol. 3
P. 768
dove lei non venne mai.
Esce, sotto scorta.
RE
Sono immerso in cupi pensieri.
Entra un Gentiluomo (il falconiere).
GENTILUOMO
Grazioso sovrano,
non so se sono da biasimare o no:
ho qui la petizione di una fiorentina
cui è sempre mancato, quattro o cinque volte,
di consegnarvela di persona. Me ne sono incaricato io,
conquistato dalla rara grazia e proprietà di linguaggio
della povera supplice, che ormai dev’essere qui anche lei.
Le si legge in faccia che è cosa importante;
mi ha fatto sapere, in un delicato accenno verbale,
che dovrebbe riguardare, oltre lei, Sua Altezza.
RE
(legge la lettera) A sentirlo tanto assicurare che mi avrebbe sposato alla
morte della moglie, arrossisco nel dirlo, mi detti a lui. Ora che il Conte di
Rossiglione è vedovo, io reclamo il pagamento del debito che ha con me,
avendolo io saldato col mio onore. Lui ha lasciato Firenze senza congedarsi e
io l’ho seguito fin qui per aver giustizia. O Re, concedetemela! Siete il solo
che ne detenga il potere: altrimenti è la fortuna di un seduttore e la disgrazia
di una povera giovane.
Diana Capuleti.
LAFEW
Vuol dire che mi comprerò un genero alla fiera; questo, di certo, è da dare
via: non voglio più saperne.
RE
I cieli hanno a cuore la tua sorte, Lafew,
se producono questa prova. Cercate queste supplici.
Fate presto e riportate qui il Conte.