Page 73 - Shakespeare - Vol. 3
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perché il giorno è giorno, la notte
               notte, il tempo tempo,
               non sarebbe che perdere la notte, il giorno e il tempo.
               Dacché la brevità è l’anima dell’ingegno,

               la lunghezza le membra e gli ammennicoli,
               sarò breve. Il vostro nobile figlio è pazzo.
               Dico pazzo, perché, per definire
               la pazzia, che cos’è? Solo esser pazzi.

               Ma passiamo.



              REGINA
                               Più succo e meno arte.



              POLONIO
               Signora, giuro, nessuna arte.
               Che egli sia pazzo è vero, e vero è
               che è un peccato, ed è peccato che

               sia vero: che figura strampalata!
               Ma basta, non ci voglio mettere arte.
               Diciamo pure: è pazzo. E ora resta
               da scoprire la causa dell’effetto,

               O, piuttosto, la causa del difetto,
               dacché dev’esserci pure una causa
               di quest’effetto difettivo. Questo
               è il punto, e ne consegue questo:

               ponderate,
               io ho una figlia − l’ho finché è mia −
               che per dovere e obbedienza, ecco,
               mi ha dato questa. Ascoltate e tirate

               le vostre conclusioni.
          (Legge)    22  Alla celestiale e idolo di quest’anima, la molto favolosa Ofelia −
          che  brutta  espressione,  che  espressione  volgare,  «favolosa»  è  proprio
          volgare. Ma sentite qua: questa lettera... nel suo bel seno candido... questa

          eccetera eccetera.



              REGINA
               E queste cose gliel’ha scritte Amleto?
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