Page 691 - Shakespeare - Vol. 3
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Non posso amarla né mi sforzerò di farlo.



              RE
               Faresti torto a te stesso sforzandoti di scegliere da te.



              ELENA
               Sono lieta, sire, che vi siate così ben ristabilito.
               Non vi curate d’altro.



              RE
               È in gioco il mio onore − per difenderlo
               devo tirar fuori il mio potere. Avanti, prendila per mano,

               giovane altero: per le tue ripicche indegno del suo dono.
               Tu stai provando, con bassi cavilli, a ingabbiare
               il mio affetto e i suoi meriti. Non arrivi a capire

               che, con il nostro peso sul suo piatto perdente,
               il tuo salirà fino al soffitto? Non sai che sta in noi
               piantare il tuo onore dove più ci va che cresca?
               Frena il tuo disprezzo, obbedisci al nostro volere,
               che lavora per te; non dar retta ai tuoi pregiudizi, ma

               da’ subito ascolto alle tue fortune e osserva l’obbedienza,
               che il tuo dovere impone e il nostro potere esige.
               Altrimenti ti bandirò per sempre dal mio pensiero

               alle incertezze e alla rovina temeraria
               della gioventù e dell’ignoranza, scatenandoti addosso
               in nome della giustizia la mia vendetta e il mio odio
               senza quartiere. Parla. La tua risposta.



              BERTRAM
               Vi chiedo perdono, Vostra Grazia, e assoggetto

               la mia intemperanza al vostro giudizio. Quando penso
               come il vostro possente genio amministra onore
               a un vostro cenno, trovo che lei, che fino a poco fa
               aveva il più basso dei miei nobili pensieri, ora è

               la prescelta del Re. Con questa levatura
               è come se avesse nobili natali.



              RE
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