Page 677 - Shakespeare - Vol. 3
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vengo a somministrarlo con la mia esperienza
               in tutta e devotissima umiltà.



              RE
                               Ti ringraziamo, ragazza,
               ma non confidiamo più che esista alcuna cura,
               poiché i nostri medici più dotti ci abbandonano

               e l’accademia intera ha concluso
               che l’arte medica non può riscattare la natura
               da condizioni incurabili. Dico insomma che non si deve

               macchiare il nostro giudizio o distorcere la speranza
               così da prostituire il nostro male irreversibile
               ai ciarlatani, dissociando il nostro grande nome
               dalla sua integrità, e dando la patente di valore
               a un rimedio insensato, non essendoci rimedio che abbia senso.




              ELENA
               Il dovere mi ripagherà di quanto ho fatto.
               Non v’imporrò più a lungo i miei servigi,
               chiedo solo fra tutti i vostri pensieri
               uno la cui modestia possa portar con me.



              RE

               Non posso darti meno, per onor di gratitudine.
               Tu hai creduto di aiutarmi, e io ti debbo grazie
               come uno in punto di morte a chi gli augura vita.
               Ma tu non sai niente di quello ch’io ben so;
               tu non conosci i mezzi, io conosco la fine.




              ELENA
               Non fa male provare quel che posso fare,
               visto che avete puntato tutto contro ogni rimedio.
               Chi è artefice delle opere più grandi
               spesso le compie per mezzo dei più deboli.

               Le Scritture mostrano che il giudizio è dei bambini,
               mentre i giudici fanno i bambini; correnti immani discendono
               da esigue fonti; grandi mari si sono prosciugati
               mentre i più grandi negavano i miracoli.
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