Page 676 - Shakespeare - Vol. 3
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LAFEW
Venite pure qui.
Entra Elena.
RE
Una prontezza veramente alata.
LAFEW
Venite, venite avanti.
Ecco Sua Maestà: ditegli quel che dovete.
Avete un’aria che tradisce, ma questi tradimenti
Sua Maestà non li teme. Mi sento tanto zio di Cressida 12
a lasciar due tutti soli. A presto.
Esce.
RE
Dunque, bella mia, cosa avete che ci riguardi?
ELENA
Sì, mio buon signore.
Mio padre era Gerardo di Narbona,
nella sua professione da tutti ben stimato.
RE
Lo conoscevo.
ELENA
Mi risparmia di tesserne le lodi;
conoscerlo basta. Sul suo letto di morte
mi dette molte ricette − una soprattutto,
che, culmine amatissimo della sua dottrina,
e di ogni altra a lui più cara nella sua carriera,
mi disse di custodire con un riguardo in più,
più cara, più protetta dei miei stessi occhi.
L’ho fatto, e udendo che Vostra Maestà è afflitto
da quel male per la cui cura si raccomanda proprio
la proprietà del dono del mio caro padre,