Page 421 - Shakespeare - Vol. 3
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con le ambasciate, a meno che, per caso, chieda a voi di riferirmi come abbia
accolto il mio rifiuto. Addio. Vi ringrazio per le pene che vi siete dato.
Spendete questo danaro in mio ricordo.
VIOLA
Non sono un messaggero prezzolato, signora. Tenete pure la vostra borsa. È
il mio signore, non io, ad aver diritto a una ricompensa. Possa l’amore
trasformare in pietra il cuore dell’uomo che amerete. E che la vostra
passione, come quella del mio signore oggi, non abbia che ripulse. Addio,
bella crudele.
Esce.
OLIVIA
«Qual è il vostro rango?» «Superiore a quello attuale, ciononostante non mi
lamento: sono un gentiluomo». Sono pronta a giurare che tu lo sia: il
linguaggio, il volto, la corporatura, le azioni, lo spirito sono lì a provare che
hai un blasone quintuplo. Non correr troppo: frena, frena! Ah, se solo il
padrone fosse il paggio. Suvvia! È mai possibile che il morbo attecchisca così
in fretta? Ah, quel ragazzo! Sentivo le sue perfezioni insinuarsi in me, invisibili
e furtive, attraverso gli occhi. Ebbene, sia. Ehi tu, Malvolio!
Entra Malvolio.
MALVOLIO
Eccomi, signora, per servirvi.
OLIVIA
Corri appresso a quel messo insolente, il servo del duca. 25 Mi ha lasciato
quest’anello malgrado le mie proteste. Digli che non so che farmene. E
soprattutto che non illuda il suo padrone: io non sono fatta per lui. Se quel
giovane dovesse ripresentarsi qui domani, gliene dirò io stessa le ragioni.
Spicciati, Malvolio.
MALVOLIO
Corro, signora.
Esce.
OLIVIA