Page 425 - Shakespeare - Vol. 3
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MALVOLIO
Non eravate forse voi in compagnia della contessa Olivia fino a pochi istanti
fa?
VIOLA
Giusto fino a qualche secondo fa, signore, e, passo passo, sono arrivato fin
qui.
MALVOLIO
La contessa vi restituisce quest’anello, signore. Avreste potuto risparmiarmi la
fatica se solo lo aveste preso con voi. Mi ha detto anche di dare al vostro
signore la più disperata delle certezze che non vuol saperne di lui. Ancora una
cosa, non dovrete più immischiarvi negli affari del vostro padrone a meno che
non torniate qui per riferire alla contessa le sue reazioni. Suvvia, prendete
questo.
VIOLA
Lei ha accettato l’anello, adesso non lo voglio più.
MALVOLIO
Suvvia, signore, siete stato voi a gettarglielo con modi assai bruschi e lei mi
ha ordinato di restituirvelo allo stesso modo. Se val la pena chinarsi per
raccattarlo, eccolo lì, sotto i vostri occhi, altrimenti finirà per essere di chi lo
trova.
Esce.
VIOLA
Non le ho lasciato alcun anello. Che cerca questa signora? Dio non voglia che
si sia incapricciata di me. Già, mi ha squadrato da capo a piedi, mentre i suoi
sguardi andavano da una parte e la sua lingua dall’altra, tanto da mettersi a
parlare a scatti, sconnessamente. Sì, sono certa che si sia innamorata di me.
È un’astuzia legata alla sua passione se mi ha invitata a casa sua per mezzo
di quel messaggero screanzato. Non sa che farsene dell’anello del mio
signore? Ma se non gliene ha mandato nessuno! Il suo uomo sono io. Se è
così, com’è certo, povera signora, farebbe meglio a innamorarsi d’un sogno.
Ah, travestimento, lo vedo bene, sei un maleficio che serve magnificamente
la causa del demonio! Con quanta facilità quegli uomini, a un tempo belli e
falsi, modellano a piacere il tenero cuore femminile! Ahimè, la colpa è tutta