Page 1686 - Shakespeare - Vol. 3
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hai tramato contro la vita dell’uomo. Colpe
               chiuse e nascoste, aprite i vostri
               ricettacoli e urlando chiedete grazia a questi
               tremendi messaggeri. Io sono un uomo

               che ha patito più peccati di quanti
               non ne abbia commessi.



              KENT
               Ahimè, a testa nuda?
               Mio grazioso signore, qua vicino

               c’è una capanna; vi offrirà qualche conforto
               contro la tempesta. Riposate lì
               mentre io a questa dura casa
               − più dura della pietra di cui è costruita,
               e che proprio ora, a me che chiedevo di voi,

               ha negato l’ingresso − farò ritorno
               per ottenere a forza una avara cortesia.



              LEAR
               Comincio a perdere il cervello. Vieni,
               ragazzo mio. Come stai, ragazzo?

               Hai freddo? Ho freddo anch’io. Dov’è
               questa paglia, amico? L’arte del bisogno è strana
               e può rendere preziose cose vili.
               Andiamo. Alla tua capanna!

               Povero Matto e furfante, nel mio cuore
               c’è una parte che ancora soffre per te.



              MATTO
                               Chi abbia ancora un tantino di cervello,
                               ehi, oh, col vento e con la pioggia,

                               si accontenti di ciò che passa il convento,
                               anche se ogni giorno piove pioggia.



              LEAR
               È vero, ragazzo. Su, portaci a questa capanna.
                                                                                     (Escono Lear e Kent.)
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