Page 1615 - Shakespeare - Vol. 3
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LEAR

               E allora lasciatela, signore; per la potenza
               che mi ha creato, vi ho detto quale sia
               la sua ricchezza. (Al Francia.) In quanto a voi, grande Re,

               non vorrei demeritare del vostro affetto al punto
               da accoppiarvi a chi odio; perciò vi prego
               di indirizzare il vostro favore ad un oggetto
               più degno di una sciagurata che la Natura
               quasi ha vergogna a riconoscere propria.



              FRANCIA

               È strano che colei che appena ora
               era il vostro pezzo più pregiato, il tema
               del vostro panegirico, il balsamo
               della vostra vecchiaia, la migliore, la più cara,

               abbia commesso, in questo briciolo di tempo,
               un atto così mostruoso da scancellare
               tanti segni di favore. La sua offesa
               dev’essere certo innaturale al punto

               da farne un mostro: ché altrimenti era guasto
               l’affetto sbandierato prima. Ma credere
               questo di lei dev’essere una fede
               che la ragione, senza un miracolo, mai

               pianterà in me.



              CORDELIA
               Supplico Vostra Maestà
               (poiché mi manca l’arte loquace e untuosa
               di dire senza intendere di fare, dato
               che ciò che intendo lo faccio prima

               di dirlo), vi supplico di render noto
               che non è stata macchia odiosa, delitto
               o turpitudine, azione impura o passo

               disonorevole a privarmi della grazia vostra
               e del vostro favore, ma proprio la mancanza
               di quello per cui sono più ricca:
               un occhio che seduce e una lingua che sono
               felice di non avere, anche se il non averla
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