Page 145 - Shakespeare - Vol. 3
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GENTILUOMO
Parla molto del padre. Sente dire,
afferma, che il mondo è pieno d’inganni,
e fa suoni in gola, e si batte il petto, e s’adombra
per nulla, e dice cose vaghe che hanno
senso a metà. Parla di niente, eppure
il suo parlare sconnesso convince
chi l’ascolta a trovarvi un senso. Cercano
d’indovinare, e aggiustano le parole
a ciò che credono di capire. E quelle parole
che lei accompagna d’ammicchi, di cenni
e gesti, in verità fanno pensare
che ci sia un senso in esse, niente affatto
chiaro, e comunque molto triste.
ORAZIO
Sarà bene parlarle. Può diffondere
sospetti pericolosi nelle menti
mal disposte.
REGINA
Sì, fatela entrare.
(Il gentiluomo esce.)
(A parte) Alla mia anima malata, come succede
a chi è in colpa, ogni inezia pare
il preludio a un disastro. La colpa
è così piena di ansie incontrollate
che si distrugge da sé, per paura
di essere distrutta.
Entra Ofelia.
OFELIA
Dov’è la bella maestà di Danimarca?
REGINA
Che vuoi da me, Ofelia?