Page 1320 - Shakespeare - Vol. 3
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è che possiamo chiamar nostre
               queste colombelle, ma non le loro voglie!
               Meglio essere un rospo, viver nei miasmi
               d’una segreta, che lasciare agli altri

               l’uso d’un lembo della cosa amata.
               Eppur questa è la sciagura dei grandi,
               che ne sono meno esenti dei più vili,
               un destino ineluttabile, come la morte:

               fin dal momento della nostra nascita
               ci è dato in sorte il fato del cornuto.
               Eccola che viene. Se è infedele, oh,
               il cielo si fa beffe di se stesso!

               Non posso crederci.


                                            Entrano Desdemona e Emilia.



              DESDEMONA
                               Ebbene, mio caro Otello?
               Il pranzo, e i nobili isolani
               che avete invitato vi attendono.



              OTELLO
               È colpa mia.




              DESDEMONA
                               Perché parlate così piano?
               Non vi sentite bene?



              OTELLO
               Ho un forte dolore qui sulla fronte.           152



              DESDEMONA
               Sarà di certo per le lunghe veglie.
               Vi passerà. Lasciate che la bendi stretta

               e nel giro d’un’ora starete bene.



              OTELLO
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