Page 131 - Shakespeare - Vol. 3
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Mio padre, vestito come quando era vivo!
               È lì, guarda, sta uscendo dalla porta.
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              REGINA
               È il tuo cervello che l’ha inventato.
               Queste cose incorporee, la pazzia

               è molto abile a farle.



              AMLETO
                               La pazzia!
               Il mio polso va a tempo come il tuo,
               e il ritmo è altrettanto sano. Non è pazzia

               ciò che ho detto. Mettimi alla prova
               e lo ripeterò punto per punto, mentre
               un pazzo s’imbizzarrirebbe. Madre, per amor di Dio,
               non ti ungere l’anima con questo linimento

               che non sia la tua colpa ma la pazzia a parlare.
               Sarebbe, sulla tua ulcera, una pelle sottile,
               e la cancrena, scavandoci dentro
               t’infetterebbe invisibile. Confessati al cielo,

               pèntiti del passato, scansa ciò che verrà,
               e non dare il concime alla malerba
               per renderla più fetida. Perdònami
               la mia virtù, ché in questi tempi obesi

               è la virtù che chiede scusa al vizio
               e si piega e l’implora per poterlo aiutare.



              REGINA
               O Amleto, mi hai spaccato il cuore.



              AMLETO
               Gettane via la peggior parte, e vivi
               più pura con quell’altra. Buona notte.

               Non andare nel letto di mio zio.
               Simula una virtù se non ce l’hai.
               Quel mostro, l’abitudine, che si mangia
               ogni senso del male, è però angelo in questo
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