Page 127 - Shakespeare - Vol. 3
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e la marchia a fuoco, che fa i voti nuziali
falsi come i giuramenti del giocatore − oh qualcosa
che strappa l’anima dal corpo
di ogni accordo, e riduce la dolce religione
a una caterva di parole. La faccia del cielo
avvampa su questa massa densa e discorde
e quasi anticipasse afflitta il giudizio
si angoscia a quel tuo atto.
REGINA
Ahimè, quale atto
che solo a pronunciarsi rugge e tuona?
AMLETO
Guarda questo dipinto, e guarda questo:
sono i ritratti di due fratelli.
Guarda che grazia possiede questo volto,
i riccioli d’Iperione, la fronte stessa di Giove,
l’occhio di Marte che incute paura e obbedienza,
il portamento di Mercurio, l’araldo
appena sceso su un monte che bacia il cielo,
un’armonia di parti, una forma su cui davvero
sembra che ogni dio abbia impresso un sigillo
per dare al mondo il modello dell’uomo.
Questo era tuo marito. E ora l’altro:
questo qui è tuo marito, una spiga ammuffita
che impesta l’altra sana. Non hai gli occhi?
Hai potuto lasciare un pascolo di montagna
per ingozzarti in questa fossa. Hai gli occhi, no?
Non dirmi che fu per amore; alla tua età
la foga del sangue si smorza, e ubbidisce
con umiltà al giudizio, e quale giudizio
andrebbe da questo a quello? Certo i sensi
li hai, o non potresti muover dito,
ma sono diventati ottusi, perché
la stessa pazzia non sbaglierebbe così,
e i sensi non furono mai tanto asserviti
al delirio da non conservare