Page 118 - Shakespeare - Vol. 3
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GUILDENSTERN
Non so farlo, monsignore.
AMLETO
Ve ne prego.
GUILDENSTERN
Credetemi, non ne sono capace.
AMLETO
Ve ne scongiuro.
GUILDENSTERN
Non saprei dove metter le dita, monsignore.
AMLETO
È facile come mentire. Controllate questi fori con dita e pollice, date fiato con
la bocca, e lui parlerà in musica con grande eloquenza. Ecco qui le chiavi.
GUILDENSTERN
Ma non saprei cavarne nessuna armonia. Non conosco l’arte.
AMLETO
Ma allora lo vedete, che cosa indegna fate di me. Vorreste suonarmi, vorreste
dare a intendere che conoscete i miei tasti, vorreste svellere il cuore del mio
mistero, 41 e farmi cantare dalla nota più bassa fino in cima al mio registro.
C’è tanta musica, c’è una voce eccellente in questo piccolo strumento, eppure
non sapete farlo parlare. Sanguediddio, mi credete più facile a suonarsi d’un
piffero? Prendetemi pure per lo strumento che preferite: per quanto stiate a
grattarmi non potrete farmi cantare.
Entra Polonio.
Dio benedica vossignoria.
POLONIO
Monsignore, la regina vuol parlarvi, e subito.