Page 895 - Shakespeare - Vol. 2
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siete una donna onesta”, mi dice, “e ben considerata; perciò fate attenzione
ai clienti che ricevete. Non ricevete”, dice, “degli spacconi litigiosi.” Ecco, qui
non ne vengono. Ci sareste rimasti di stucco a sentire ciò che ha detto. No,
spacconi non ne voglio.
FALSTAFF
Non è uno spaccone, ostessa; un piccolo imbroglione, in fede; potete
accarezzarlo tranquillamente come un cucciolo di levriero. Non farà lo
spaccone con una gallina faraona, se le piume le si rizzano come segno che
non ci sta. Fallo salire, taverniere.
[Esce Francis.]
OSTESSA
Imbroglione, lo chiami? La mia taverna non la chiuderò a nessun onest’uomo,
né a nessun imbroglione. Ma non mi piacciono le spacconate, per la mia
anima; già mi sento male a sentir dire “spaccone”. Sentite, signori, come
tremo, ecco, ve lo dico io.
DOLL
Tremate davvero, ostessa.
OSTESSA
Vedete? Sì, è la pura verità, tremo, come una foglia di pioppo. Io non li reggo
gli spacconi.
Entrano l’alfiere Pistol, [Bardolph,] e il paggio.
PISTOL
Dio vi salvi, Sir John!
FALSTAFF
Benvenuto, alfiere Pistol. Ecco, Pistol, ti carico con una coppa di vino. Tu
scarica sull’ostessa.
PISTOL
Le scaricherò addosso, Sir John, le due palle.