Page 833 - Shakespeare - Vol. 2
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premendo occhi senza palpebre
               e aspettando che bussino alla porta.



          Lo  snodo  di  quel  bussare  alla  porta  e  il  commento  di  Shallow  che
          involontariamente  coglie  nel  segno  sono  un’invenzione  simbolica  così
          tipicamente moderna che stentiamo a credervi. Eppure nell’in-quarto del 1600

          (basato  direttamente,  oggi  si  ritiene,  sul  manoscritto  di  Shakespeare),  le
          parole stanno proprio scritte in quell’ordine, che sicuramente non è casuale:


          Bar. And ile stick by him sir.
                                                                                            One knockes at doore.
          Sha. Why there spoke a King:lacke nothing,be mery,looke who s at doore there ho,who knockes?



          Al  fondo  del  testo  shakespeariano  scorgiamo  il  processo  della  vita  e  della
          morte. Gioventù, maturità, vecchiaia si succedono in un ciclo contemplato con
          affettuosa e divertita partecipazione, a volte con turbamento. Il Re nella sua

          notte insonne considera il perenne crearsi e dissolversi del reale, e afferma
          che  il  giovane  più  felice  che  vedesse  questo  non  potrebbe  che  fermarsi  a
          morire (III,  i,  45-56).  Ma  nella  scena  successiva  Shallow,  non  proprio  «the

          happiest  youth»,  non  si  ferma  più  d’un  attimo  davanti  alla  considerazione
          della distruzione universale:


              Certain, ’tis certain, very sure, very sure. Death, as the Psalmist saith, is certain to all, all shall die.
          How a good yoke of bullocks at Stamford fair? [III, ii, 34-36]



          Shallow  è  benedetto  dalla  sua shallowness,  è  l’uomo  comune,  il  Leopold
          Bloom  joyciano  dalla  vitalità  insopprimibile,  non  immune  da  un  attimo  di
          smarrimento  convenzionale:  «And  to  think  how  many  of  my  old
          acquaintances  are  dead».  Falstaff,  che  non  di  rado  ha  la  spudoratezza  di

          presentarsi come giovane (I, ii, 168-172), è più lucido e dunque più amaro. «I
          am old, I am old», dice. E: «Kiss me, Doll» (II, iv, 263, 254). Anche qui, per
          dirla  con  Hazlitt,  che  poca  e  commovente  cosa  è  la  vita  umana.  E  che
          straordinaria semplicità ha la lingua del poeta quando giunge a quel nucleo

          essenziale.




          Datazione


          In Every Man Out of His Humour (1599) Ben Jonson allude familiarmente al
          giudice  Silence; Henry V fu probabilmente iniziato nella primavera del 1599.
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