Page 613 - Shakespeare - Vol. 2
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Va’, va’, che ti conosco bene.
OSTESSA
No che non mi conoscete, Sir John. Sono io che vi conosco, Sir John. Mi
dovete del denaro, Sir John, e ora litigate con un pretesto per farla franca. Io
vi ho comprato una dozzina di camicie per la vostra gobba.
FALSTAFF
Roba grezza, robaccia! Le ho date via, a mogli di fornai, ne hanno fatto
setacci da farina.
OSTESSA
Macché, com’è vero che sono una donna onesta, tela di lino a otto scellini la
canna. 155 E poi mi dovete dei soldi, Sir John, per i pasti, e per le bevute fuori
pasto, e dei soldi che vi ho prestato, ventiquattro sterline.
FALSTAFF
Lui ne ha avuto una parte. Che paghi.
OSTESSA
Lui? Ma se è povero, non ha nulla.
FALSTAFF
Che dici, povero? Guardagli un po’ la faccia. E allora cos’è un ricco? Col suo
naso luccicante possono batterci denaro, e anche con le guance. 156 Io non
pago un soldo. Vuoi farmi passare per un pivellino? Non posso più fare il mio
sonnellino nella mia locanda che mi svuotano le tasche? Ho perso un anello
con sigillo di mio nonno che valeva quaranta marchi.
OSTESSA
Gesù, ho sentito il Principe dirgli non so quante volte che l’anello era di rame!
FALSTAFF
Cosa? Il principe è un furfante, una spia. Sangue di Cristo, fosse qui e lo
ripetesse lo bastonerei come un cane.
Entra il Principe [e Peto], a passo di marcia, e Falstaff li accoglie,
suonando il piffero sul suo bastone.