Page 611 - Shakespeare - Vol. 2
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Entrano Falstaff e Bardolph.
FALSTAFF
Bardolph, non ti pare che sono decaduto ignobilmente dalla mia ultima
impresa? 146 Non mi assottiglio forse? Non sto scemando? Ma, la pelle mi
pende addosso come la gonna larga di una vecchia! Sono vizzo come una
vecchia mela di San Giovanni. Bene, farò penitenza, e subito, finché me la
sento ancora. Fra poco sarò tanto scoraggiato che non avrò più la forza di
pentirmi. Se non ho dimenticato com’è fatta una chiesa da dentro sono un
grano di pepe, un ronzino da birraio. Una chiesa da dentro! Le compagnie, le
compagnie cattive son state la mia rovina.
BARDOLPH
Sir John, siete così agitato che non vivrete a lungo.
FALSTAFF
Questo è il guaio! Forza, cantami una canzone sconcia, fammi ridere. Ero
portato alla virtù quanto è giusto che sia un gentiluomo, abbastanza virtuoso
insomma: bestemmiavo poco, non giocavo d’azzardo più di sette volte la
settimana, andavo al bordello non più di ogni quarto d’ora, 147 restituivo i
soldi dopo averli presi in prestito tre o quattro volte, vivevo bene, o con
notevole ampiezza: ma ora vivo fuori di ogni ordine, di ogni ampiezza. 148
BARDOLPH
Ma, Sir John, siete così grasso che dovete necessariamente essere fuori di
ogni ampiezza, di ogni ampiezza ragionevole, Sir John.
FALSTAFF
Tu cambia faccia e io cambierò vita. Sei la nostra ammiraglia, con la lanterna
a poppa, solo tu la porti nel naso. Sei il Cavaliere della Lampada Ardente. 149
BARDOLPH
Ma Sir John, non vi fa nessun male la mia faccia.
FALSTAFF
Nessuno, anzi giuro che ne faccio buon uso come molti usano un teschio o un
memento mori. 150 Non vedo mai la tua faccia senza pensare al fuoco