Page 514 - Shakespeare - Vol. 2
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(1415)  ma  era  stato  sconfitto  a  Patay  (1429).  Il  drammaturgo  se  la  cavò
          dunque quasi senza anacronismi, anche se fin dal 1625 una «signora giovane
          e  gentile»  chiese  a  un  dotto  come  poteva  essere  che  Sir  John  Falstaff,

          copertosi  di  vergogna  in Henry VI,  morisse  di  crepacuore  in Henry V
          (Humphreys, p. xvii).
          A  questo  punto  converrà  riportare  per  chiarezza  la  scaletta  della
          composizione  e  revisione  della  parte I  di Henry IV  (ovvero,  come  si  suol
          scrivere  per  brevità, 1  Henry IV), proposta da A.R. Humphreys nell’edizione

          Arden  da  lui  curata:  «La  datazione  precisa  della  Parte I  deve  restare
          ipotetica, ma gli eventi possono essersi svolti come segue: terminato Richard
          II alla fine del 1595, Shakespeare lavora a 1 Henry IV nel 1596 e l’opera va in
          scena  nella  stagione  invernale  1596-97.  Egli  prosegue  con  la  composizione

          della Parte II, che va anche in scena. Sir William Brooke, Lord Cobham, che è
          Lord  Ciambellano  [...]  osserva  che  questi  lavori  presentano  sempre  più
          negativamente il suo antenato, eroe wycliffita per cui egli, avendo tendenze
          puritane, sente probabilmente un rispetto particolare. La sua autorità porta al

          ritiro delle due opere. Ma egli muore il 5 marzo 1597 [...] Shakespeare, forse
          nell’estate 1597, rivede i nomi che recano offesa nelle due parti di Henry IV,
          con  alcune  sviste  [...]  Quando  i  teatri  riaprono  [ottobre  1597]  l’edizione
          riveduta di Henry IV torna in repertorio, e la Parte I è pubblicata all’inizio del

          1598 per pubblicizzare il cambiamento dei nomi» (Humphreys, pp. XIII-XIV).
          Questa la genealogia esterna del personaggio, e le strane vicissitudini del suo
          nome.  Shakespeare  poté  dunque  trarre  spunto  dai  tratti  religiosi,  militari,
          politici, di Oldcastle e dalle tradizioni intorno a lui fiorite, ma li trasferì dal

          piano dei fatti a quello dei pretesti comici scientemente colti da Falstaff, che
          evidentemente quando parla di pentirsi, da quel Monsieur Remorse (I, ii, 107-
          108)  che  è,  non  pretende  di  essere  preso  sul  serio,  recita  cioè  una  parte.
          Come quando provoca Hal e Poins nel climax comico dell’atto II, affermando

          di  essere  stato  derubato  da  «due  malandrini  in  casacche  di  grezzo»  e  poi
          gonfiandone il numero via via a quattro, sette, nove, undici... prestandosi ad
          essere lo zimbello dei due compari, ma in realtà manovrando lui il gioco. È
          Falstaff il regista, ed infatti la scena procede con la rappresentazione da lui

          operata  dell’incontro  di  Hal  col  padre,  ovvero  con  una  sorta  di  teatro  nel
          teatro. Ma teatro nel teatro era già il racconto fatto da Falstaff della rapina.
          Di Oldcastle, Falstaff condivide anche l’improvvisa alienazione del favore del
          Principe  divenuto  re,  come  vedremo  nella  Parte II,  sicché  anche  questo

          beffatore  risulterà  in  definitiva  beffato.  È  questo  un  motivo  ricorrente  di 1
          Henry IV, dove ognuno crede di condurre la propria partita o messa in scena e
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