Page 518 - Shakespeare - Vol. 2
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bocca al Re un confronto fra i due Harry, Hotspur e Hal ( I, i, 78-91), e in
bocca a Falstaff l’anticipazione del giorno tanto atteso in cui Hal sarà re (I, ii,
15), egli pensava a un dramma unico con la battaglia e il duello fra Hal e
Hotspur nell’atto IV, e la morte del Re, l’incoronazione e la delusione delle
aspettative di Falstaff nell’atto V. Nell’atto III il progetto avrebbe subito un
raggiustamento: la battaglia e la risoluzione del conflitto Hal-Hotspur fu
spostata all’atto V, mentre il regolamento dei conti con i due padri, il Re e
Falstaff, entrambi morti o freudianamente uccisi (di parricidio è questione
esplicita in V, iv, 50-56) fu rimandato al dramma successivo, creando un certo
scompenso e l’impressione di una conclusione in parte sospesa e mancata.
Ciò nondimeno la scena col Principe fra i due corpi a terra è di una
straordinaria emblematicità ed efficacia, corrisponde veramente a un duplice
contemporaneo congedo, anche se poi il dramma continua e si chiude con il
Re che prepara nuove ritorsioni, e vuole “tutto”. Il momento memorabile, la
congiunzione imprevedibile, la rivelazione, è contestualizzata, passa. Così
come Shakespeare forse rinunciò alla struttura più compatta ed efficace
perché egli stesso irretito dal vecchio John, e fiutando il successo di
botteghino.
1 Henry IV presenta dunque tutta una serie di esperienze, di mondi, di
persone, di linguaggi, che si confrontano e commentano a vicenda, dando
luogo a strutture sempre nuove che non finiremmo di passare in rassegna. Un
termine spesso invocato dalla critica di lingua inglese, più raramente da altri,
è la «dramatic irony», o ironia sofoclea, consistente nell’incongruenza fra ciò
che un personaggio dice e ciò che egli è o che gli avviene, incongruenza di cui
si avvede lo spettatore, non il personaggio. Hotspur dice di sentirsi allegare i
denti quando ode quella che egli chiama «mincing poetry» (III, i, 132), la
poesia svenevole, e non gli piace parlare («I profess not talking», V, ii, 91),
eppure è il più grande poeta del mondo di 1 Henry IV, e come parlatore,
l’abbiamo visto, è secondo solo a Falstaff. Nel suo primo discorso egli parla
con disprezzo di un bellimbusto pappagallo; in seguito sia la moglie sia
(indirettamente) Hal danno del pappagallo a lui (II, iii, 83; iv, 94). Quando il
Re, udite le rimostranze di Worcester sul campo di Shrewsbury, risponde
sprezzantemente e convincentemente che le ragioni accampate non sono che
pretesti, e che «All’insurrezione non sono mai mancati / tali colori labili per
imbellettarsi, / né pezzenti imbronciati, affamati di un tempo / di confusione
e sconquasso generale» (V, i, 79-82), lo spettatore avvertito intende che
queste parole valgono altrettanto bene per la sollevazione che il Re stesso ha
anni addietro guidato contro Riccardo II.